Trieste - Il Canal Grande

1) - Il Canal Grande ha origini naturali e cioè da un corso di acqua marina, che nella sua poca profondità serviva agli scopi delle vicine saline. Per questo motivo non si ritenne di coprirlo ma invece si pensò di servirsene ad uso di ben maggiori vantaggi in corrispondenza della città commerciale che sorgeva, traendo così da quella poca acqua tra due sponde fangose un vero e proprio porto di sicurezza ai grandi velieri, che si profilavano con sicure speranze sui nuovi orizzonti di guadagno della città che si allargava. Al posto dell'ing. Francesco Saverio de Bonomo delle Regie Fabbriche, troppo occupato in altri compiti, l'Intendenza Commerciale invitò il capitano napoletano Caracciolo, che era stato a capo delle maestranze all'Arsenale di Venezia ed aveva conosciuta quindi la capacità in opere di canali del veneziano Matteo Pirona. Egli, dopo aver accettato, riuscì nel 1755 a portare a termine un grande progetto: si sgretolarono gli antichi fianchi di terriccio del corridoio d'acqua conseguentemente allargato e si scavò anche in profondità, rivestendo poi di pietra le nuove fiancate. Si sfruttò tutta la massa di terra asportata a conseguire una regolarissima livellatura nello spazio, che dava origine all'attuale Piazza del Ponte Rosso, e con l'apporto inoltre della terra, che si andava scavando dai fianchi della Montuzza. L'architetto Rodolfo Deretti provvide alla muratura interna del Canale, che veniva chiuso al limite estremo da una breve scalinata che portava alla piazzuola davanti alla Chiesa di S.Antonio, e cioè a quella ancora preesistente all'attuale e tanto più piccola.
Man mano venivano demoliti i vecchi e fatiscenti edifici della zona, il pietrame proveniente da queste operazioni andava a completare il nuovo porto-canale ai cui fianchi a sua volta venivano ad erigersi le case corrispondenti alle necessità dello sperato commercio. Esse erano limitate a due piani, nobile detto il primo, e nella parte inferiore contenevano grandi ed alti magazzini terminanti con tetto a volta, utile sfogo delle fiamme in caso di incendio e necessario nell'evenienza, poi avveratasi, di doversi aumentare il numero dei piani della casa. Ancora oggi se ci si addentra per le vie parallele al Canale si vede quanti di questi magazzini siano superstiti nei fabbricati, pur successivamente nell'800 rialzati di uno o due piani. Si ritenne di mettere anche un corpo di guardia armata, perchè si temeva qualche atto di ostilità da parte della Repubblica veneziana, che vedeva opposto ai suoi interessi il sorgere di un emporio commerciale sullo stesso mare ritenuto da quella di suo solo dominio. Il grande elemento marino entrava quindi trionfalmente in una città che vedeva nei commerci per mare la concreta possibilità di un grande rilancio.

A metà del percorso del Canale si ritenne di costruire un ponte che congiungesse le due opposte rive e che venne eretto in legno nel 1756 e dipinto di rosso, onde lo si denominò Ponte Rosso, nome che si estese alla Piazza formatasi in quel luogo e che rimane tuttora anche se non v'è più alcun segno di rosso. A dieci anni di distanza esso venne rifatto ed ingrandito, subendo ancora altri rifacimenti dato il materiale ligneo, finchè nel 1832 fu sostituito con una costruzione in ferro con l'apertura al centro che lo rendesse apribile e movibile con un sistema meccanico di sollevamento delle due divise metà che venivano ad affiancare verticalmente i bastimenti, onde essi entravano comodamente nel porto-canale. Così anche grandi velieri trovavano accoglimento fino alla parte estrema verso la nuova Piazza S.Antonio.
Si chiamò invece Ponte Verde, dal colore che assunse, il mezzo di passaggio creato nel 1827 a congiungere la Riva Carciotti (oggi III Novembre) con l'altra sponda del Canale.

Questo, ogni giorno di primo mattino, veniva aperto per far accedere i bastimenti. Nel 1904, con l'allargamento delle Rive e la maggior libertà di movimento data alla linea ferroviaria congiungente la Stazione Centrale con quella di S.Andrea, detta poi di Campo Marzio, fu costruito un terzo ponte, che il governo volle far dipingere di grigio ma che i cittadini invece battezzarono col nome di "bianco" a creare il tricolore con gli altri due. Su questo si riversò il tracciato ferroviario mentre sul vicino Ponte Verde passavano le rotaie del tram elettrico. Dopo la seconda guerra mondiale i due ponti scomparvero per lasciar posto ad un unico grande passaggio in ietra che univa così la ricordata Riva con il Corso Cavour, con la conseguenza che nelle ore dell'alta area persino le barche più piccole hanno difficoltà di transito.
Il Canal Grande ha perduto quindi le funzioni per cui fu creato ed è stato purtroppo anche limitato nella sua lunghezza. Nel 1934, per le solite questioni della viabilità dei mezzi meccanici, anzichè costruire un ponte per congiungere le Vie S.Spiridione e Filzi,

si volle interrare tutta la parte ultima del Canale, sacrificando quindi di molto il corso d'acqua, ma non eliminando almeno la possibilità del pronao della Chiesa di S.Antonio Nuovo di proiettarsi nello specchio di mare, anche se privato però di tutta la sua originale vitalità. La nota caratteristica della città non è stata ancora del tutto soppressa, ma certo non ha più la bellezza dei tempi passati quando anche gli svariati colori delle vele venivano a portare la nota festosa e variopinta. Ormai solo le antiche stampe ci dicono della vitalità che questo porto interno aveva di scarico e d'inoltro delle varie merci, delle casse piene di frutta, legna e quant'altro. Vi fu anche un breve periodo nel quale la stessa Chiesa di S.Antonio non si riflesse nelle acque del canale: avvenne nel 1900 per non interrompere l'attività del Caffè Stella Polare.

Infatti questo occupava il piano terra della casa civile di proprietà della comunità serbo-ortodossa che doveva essere demolita per lasciar spazio alla costruzione che vediamo tutt'oggi. Siccome era previsto un periodo di tempo di circa due anni per l'erezione dell'edificio, si venne nell'idea di dare provvisoriamente un altro ambiente al Caffè e le sue sale di bigliardo. Sorse così alla fine del Canale per tutta la larghezza dello stesso un edificio, che nella parte inferiore portava le aperture per l'accesso alla sala al piano stradale, sopra la quale però se ne apriva un'altra, che riceveva tutta la luce da una trifora aperta al centro della facciata e contornata da due finestre. Questa bianca costruzione, in stile liberty, durò appunto due anni e nel 1902 fu demolita per riportare il paesaggio allo stato antecedente con i bastimenti che protendevano le loro prue verso la Chiesa. (http://members.xoom.it/triestecheva)

Molti sono i motivi che hanno portato all'interramento, nel 1934, dell’ultimo tratto del canale; qui alcuni: 1 - l’acqua di quella porzione del canale, perché stagnante, essendo difficile d’essere raggiunta dall’acqua di mare, e perché molte delle tubature fognarie finivano in quella ultima parte, liberavano spesso dei miasmi pestilenziali; 2 - contemporaneamente ci fu l’abbattimento di numerose case di Cittàvecchia e quindi fu comodo utilizzare quel posto dove scaricare quei detriti; 3 - si voleva creare, nel periodo fascista, lungo l’asse piazza Oberdan, via Filzi, via San Spiridione, via Teatro Romano, ecc. un’ampia e comoda strada che avrebbe permesso anche il passaggio , allora molto comuni, di trionfali parate militari (es. davanti all'antico teatro romano, appena portato alla luce). (Fonte: Dino Cafagna)

2) - Il 29 novembre 1749, Maria Teresa dava disposizioni per l'urbanizzazione del Borgo delle Saline, iniziata con la demolizione delle antiche mura e delle porte, che vedrà la realizzazione del Borgo Teresiano. I lavori di interramento delle saline procedettero molto lentamente, tanto che nel 1754 queste risultavano interrate fino al Canal Grande, la costruzione del quale era stata avviata nel mese di dicembre. A quel tempo le saline, che per secoli furono una delle principali fonti di reddito cittadino, erano tagliate da tre canali, il "Canal piccolo" anche chiamato "Canal del vino", che arrivava fino in piazza Vecchia, il "Canal maestro", che divenne l'attuale Canal Grande, e un terzo, che arrivava fino a via Ghega. La demolizione delle porte cittadine verrà completata solo nel 1842. Il "Canal maestro" era allora un piccolo canale, collettore d'irrigazione salinara. Gli importanti lavori di ampliamento vennero affidati alla direzione del colonnello del genio Francesco Saverio Bonomo e a Mattio Pirona, ingegnere presso l'Arsenale di Venezia, il quale si avvalse della collaborazione di Domenico Caparazzolo, che ideò una macchina cavafango, e dell'architetto Rodolfo Deretti, il quale si occupò della realizzazione delle sponde (utilizzando pietre provenienti da Santa Croce). Il Canal Grande, lungo 370 metri e largo 28, venne completato nel 1756 (il suo costo si aggirò attorno ai 90.000 fiorini. Palazzo Carciotti, i cui lavori iniziarono nel 1799 e fu completato nel 1803, costò 500.000 fiorini) - le rive vennero abbellite da filari di gelsi e vennero installati dei "Vespasiani" (orinatoi pubblici). Nello stesso anno Mattio Pirona fece costruire il primo ponte levatoio, in legno dipinto in rosso, da cui il nome "Ponte Rosso", esteso successivamente alla piazza, ricavata con il materiale tolto dal canale al fine di aumentarne la profondità. Nel 1766, su progetto dell'arch. Maximilien Frémaut il ponte di legno venne sostituito da un altro in ferro, girevole, sul quale potevano transitare le carrozze - non era progettato per sopportare grossi carichi.
Venne rimodernato nel 1788 e sostituito nel 1832 da un nuovo ponte in ferro, sotto la direzione dell'architetto Francesco Bruyn. Soltanto nel 1925, su progetto dell'ingegner Luigi Mazorana, verrà realizzato l'attuale ponte di pietra. Sul Ponte Rosso si trova la statua dello scrittore irlandese James Joyce, in ricordo della sua permanenza in città. Ai quattro estremi del ponte sono posizionati sui parapetti quattro fanali, che precedentemente ornavano la statua della dedizione di Trieste all'Austria (inaugurata nel 1889 e rimossa nel 1919), che si trovava un tempo in piazza Libertà, di fronte alla stazione ferroviaria. All'imbocco dal mare, all'inizio del canale, fu costruito in ferro nel 1858 il "Ponte Verde", che prese, come per il Ponte Rosso, il nome dal colore di cui era dipinto. Al Ponte Verde, venne affiancato nel 1904 un altro ponte, detto Ponte Bianco o Ponte Nuovo, sul quale passava la ferrovia che una volta collegava il porto vecchio al porto nuovo passando per le Rive. All'inizio del canale, a ridosso del ponte, si trova uno squero per la messa a secco e la manutenzione delle piccole imbarcazioni. All'epoca della loro costruzione i ponti erano girevoli o apribili, per permettere l'accesso al canale dei velieri per lo scarico delle merci. I ponti mobili furono successivamente sostituiti dagli attuali ponti fissi in muratura, che però consentono soltanto il passaggio di piccole imbarcazioni durante la bassa marea. Il Ponte Verde venne sostituito da un largo ponte in muratura nel 1950, incorporando il Ponte Bianco. Sulla testata del Canal Grande venne costruita, tra il 1768 e il 1776, una prima chiesa di S. Antonio, demolita nel 1828, perché insufficiente alle esigenze del Borgo che ormai contava più di 11.000 abitanti. La nuova chiesa, dedicata a S. Antonio Taumaturgo, venne costruita tra il 1828 e il 1842 su progetto dell'architetto Pietro Nobile. Curiosità: Dal 2 luglio 1803 si fece divieto di nuotare nudi nel Canale, reato punibile con vergate. Sulle rive del Canal Grande, sempre ingombro di velieri, d'estate venivano accatastate le angurie, provenienti dalla Romagna e vendute direttamente al pubblico. Dopo le piogge, i velieri spiegavano le vele multicolori per asciugarle. Nel luglio 1999, in occasione delle riprese cinematografiche del film "Nora", dedicato alla moglie di James Joyce, è stata effettuata la pulizia dei fondali tra il ponte rosso e la testata, dove giacevano ben 24 barche affondate. Prossimamente verrà realizzato un Monumento (alto complessivamente 3 metri), dedicato a Maria Teresa, con sottoscrizione pubblica (è già in atto la raccolta dei fondi necessari), da collocarsi sullo squero, a ridosso del ponte di ingresso al canale. (Fonte: Trieste di ieri e di oggi)



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